L’estate appena trascorsa non è stata particolarmente calda, peccato, il cd di Nicola Randone, ricevuto durante il mese di agosto, avrebbe avuto sicuramente più efficacia di un buon ventilatore. Fresco, inebriante, diretto, tre aggettivi che ben si addicono al suo interessante lavoro solista.
Nicola è un valente compositore di Ragusa, noto al pubblico prog per il suo sito web dedicato alle Orme: dopo l’esperienza con i Grey Owl, ormai disciolti, Nicola approda al primo album solista, il cui processo compositivo ha diverse cose in comune con la band precedente. "Progressive d’autore", questa la dicitura che Nicola utilizza per descrivere la propria musica, indicando una possibile miscela tra due mondi distanti, quello del prog e della canzone: dal primo prende la complessità, il rifiuto della struttura della canzone, il virtuosismo come composizione, dalla seconda l’attenzione per il testo e per gli arrangiamenti, il gusto e l’immediatezza. I brani sono lontani dal facile "milieu" cantautorale imperante in Italia, la scrittura è sicura ed originale, potremmo parlare di un vero e proprio "stile".
Considero il suo album come una sorta di esperimento "hammilliano", in senso molto lato: come il caro zio Peter, Nicola utilizza la sua voce inserendola in un particolare tessuto sonoro, non propriamente progressivo né strettamente "canzonettaro", disegnando un suggestivo ed intricato scenario, distillato in nove ottimi brani. Un songwriting particolareggiato il suo, dove le influenze progressive (italiane in particolare) si amalgamano con quelle di cantautori di maggior qualità, penso al compianto De Andrè, Battiato, anche l’ultimo Baglioni. Non sono lontani neanche i CSI, le premesse sono simili ma i risultati sono differenti dall’operazione degli ultimi Germinale.
L’incipit di "Visioni" è eccezionale: un esordio tutto vocale ed un flusso sonoro che ammalia e coinvolge; "Il pentimento di Dio" rivela una vena eccentrica, ricordando le cose più stravaganti proposte da Jon Anderson in veste solista; con “Tutte le mie stelle” si entra in un ambito solenne, con un cantato teatrale e a tratti grottesco. Lo stesso discorso vale per “L’infinito” e per la misteriosa e solenne “Il cieco”, due brani davvero ispirati. Spesso lo stile romantico della Locanda Delle Fate (e quello “discorsivo” di Leonardo Sasso) si fa sentire, così anche le atmosfere più delicate delle amate Orme. L’album non è certo dei più semplici perché, pur in regime di netta prevalenza vocale, manca il refrain che faccia presa o il facile ammiccamento.
Nicola scioglie la sua magistrale abilità vocale lungo percorsi impervi, costringendoci ad ascoltare le sue idee e i suoi stati d’animo; se è vero che qualche volta la noia sembra far capolino, il compositore siciliano riesce a coinvolgere con testi davvero ispirati. Mi limito solo a notare una cosa, ed è un consiglio che mi permetto di offrire al buon Randone: ciò che sembra mancare è quel pizzico d’imprevedibilità, quei guizzi d’imprevisto che eleverebbero ancora di più certi brani.
“La giostra” rivela una grande sensibilità riguardo il tema dell’Olocausto, affrontato in modo inusuale ed “allegorico”, belle e coinvolgenti anche “Strananoia” e “Amore bianco”, in cui non sono infrequenti richiami al folk e al rock più moderno ed elettronico. Ricordo che il livello strumentale dei brani è assai elevato per un lavoro completamente autoprodotto, Nicola si è avvalso di musicisti come Riccardo Cascone, Giovanni Bulbo e Enrico Boncoraglio.
Il cd si conclude con un colpo di teatro: la title-track, portata in dote dai Grey Owl, un lungo, teatrale ed intricato brano di hard progressive, davvero intenso e ricco di variazioni, con passaggi pomposi e magniloquenti nello stile dei Savatage ed arrangiamenti barocchi di gran fascino. Da notare anche la lunga e drammatica coda “trance” nel finale.
In conclusione un album di grande spessore, con qualche lieve difetto ma con tantissime idee esibite. Un nome promettente, da tenere d’occhio.