Bello. Quest’artista siciliano si è autoprodotto un disco contenente 9 canzoni di Prog cantautoriale di ottima fattura, godibile musicalmente e ben realizzato. Non si tratta di Prog canonico come detto ma, a parte un paio di episodi, si tratta di musica dalle armonie e dalle orchestrazioni molto sinfoniche, pregna di atmosfere catartiche, talvolta spaziali. Pochissime le concessioni allo easy listening o al pop più mainstream (il massimo del minomo è rappresentato dal reggae di “Il pentimento di Dio”), comunque inserite in un contesto in cui ogni brano sembra svilupparsi quasi naturalmente nel successivo, fino alla conclusiva title-track, sconclusionatissima (non è inteso in senso negativo). Il cantato è molto potente ed enfatico, un po’ cantautoriale ma senza esagerare, a volte molto istrionico ma gradevole. Il tono generale non sfigura se paragonato a produzioni meno avanguardistiche del pop italiano dei ‘70s; certamente il lato creativo della musica, la ricerca di soluzioni non convenzionali e l’utilizzo di effetti sonori particolari, predomina alla fine nei confronti del lato cantautoriale, con cui tuttavia si sposa ottimamente. Un bel disco alla fin fine; qualche caduta qua e là non inficiano certamente il valore di un’opera molto creativa e ben realizzata, con liriche tutt’altro che banali e un’atmosfera generale di buon effetto.