La ‘Hybla’ di Randone: un’opera barocca?

Un gruppo di musicisti in un sogno dal sapore del romanzo storico ottocentesco. Tra Pink Floyd e Morricone. Con qualche spruzzata metallica

Avete mai visitato Hybla? La parte antica di Ragusa? Io sì. Era mattina presto – saranno state le sette – un luglio ancora dormiente ma promettente di caldo. Salire all’alba, con quel poco sole che cominciava ad abbronzare la ieratica facciata del Duomo di San Giorgio, mentre nell’aria si disperdevano i sospiri profumati delle piante mediterranee. Non un’emozione da poco.
E voi avete mai visto Hybla? Certo che sì, se vi è capitato di gustare almeno una puntata de Il Commissario Montalbano, perché la Vigata – sgorgata dalla fantasia di Camilleri – utilizza anche la scenografia urbana di Ragusa. O meglio, proprio di Hybla.
La Hybla di Randone (ispirata al volume Ibla dei miracoli dello storico locale Mimì Arezzo) nasce da entusiasmo e passione per la propria terra, voglia di raccontarla con parole e musica, quindi, anche di esibirla (il 14 luglio 2005), per di più al centro di quello spazio tra Storia e Leggenda, amore e ricerca. Randone – va detto – è anche contagioso. L’opera non è perfetta, eppure esprime una forza comunicativa che solo chi ha vere e autentiche radici sa trasmettere.

Guardando il DVD (Hybla A Rock Barock Opera – Electromantic, 2006) si percepisce l’emozione di un gruppo di musicisti che sembra vivere un sogno tramutatosi in realtà.
Loro, i Randone (o lui, Nicola Randone, factotum del tutto), l’hanno denominata “barocca”; eppure questa Hybla è molto più “ottocentesca”, perché ha il sapore del romanzo storico (con tutte le pesantezze del caso… avete presente il Marco Visconti di Tommaso Grossi o Ettore Fieramosca di Massimo D’Azeglio). Per restare in musica, il link toccherebbe anche una sorta di wagnerismo melodrammatico, per la prolilificità di temi e dettagli. Arriviamo in fondo, battiamo anche noi le mani, qualcuno si è pure emozionato, ma taluni accusano stanchezza. La proposta è affascinante, ma piuttosto impegnativa. E, si sa, il progressive nostrano è tutt’altro che immune da simili tentazioni…

Musicalmente all’altezza e dotato di buona tecnica, l’ensemble – dal vivo – rivela solo qualche debolezza vocale; le parti strumentali di Hybla risultano superiori rispetto a quelle cantate, segno che il dato musicale – pur non originale – nasce da impasti collaudati e da ascendenze selezionate (Orme, Genesis, Van Der Graaf Generator, Osanna, New Trolls, ma anche Iron Maiden, Metallica e Dream Theatre). Da notare il cameo al flauto di Giuseppe Scaravilli dei catanesi Malibran.

Il DVD è arricchito da un felice (e utile) apparato di interviste che racconta il making del CD in studio (Hybla Act 1 già recensito su contrAPPUNTI del dicembre 2005 per penna di Massimo Simonelli), session live acustiche e dei simpatici “tagli” che regalano uno spaccato quasi confidenziale della band.
In audio Il buono, suite di 25 minuti in pieno stile progressive tra Pink Floyd, Ennio Morricone (che abbiano tenuto solo il buono, per levare il brutto e il cattivo?), Orme, Greenslade, Caravan, PFM, qualche spruzzata metallica che non guasta mai e un finale con il sax in evidenza (tra Jackson dei Van Der Graaf e Helliwell dei Supertramp).