Raramente mi è capitato di ascoltare un debutto così intrigante come questo Morte di un Amore dell’artista siciliano Nicola Randone. Intrigante perché i nove brani che compongono l’album, arrangiati e registrati con grande cura, alimentano in noi la speranza che finalmente in Italia stia crescendo e prendendo consapevolezza di sé un nuovo corso progressivo, definitivamente libero dagli immancabili spettri e dalle vecchie maschere Genesisiane e Marillioniane. Una nuova scena progressiva che guarda con il giusto realismo e con la giusta attenzione al panorama musicale odierno, cercando di mediare le sue inclinazioni attraverso il contatto con realtà solo apparentemente distanti, come ad esempio quella dei cantautori italiani storici (De Andrè, Battiato, Fossati, Ruggeri, De Gregori, Guccini) dove lo spessore delle liriche e l’attenzione alla melodia giocano un ruolo centrale. In questo nuovo interessante filone, che già annovera tra le sue fila gruppi come Greenwall, Germinale e Cantina Sociale, Nicola Randone si inserisce probabilmente con una coerenza e convinzione ancora maggiore. Così, nei circa cinquanta intensi minuti di Morte di un Amore, siamo condotti per mano da un colto cantastorie e al tempo stesso divertiti da un ardito saltimbanco, siamo commossi da un eroe romantico pronto a svelarci il suo cuore e sferzati da un Savonarola implacabile nell’attaccare con irriverenza i tanti vizi presenti e passati della nostra società. A legare i nove episodi del concept, composti in origine in maniera indipendente l’uno dall’altro, ci pensano gli arrangiamenti sinfonici estremamente curati e alcuni brillanti stratagemmi sonori. Ma è soprattutto la voce generosa e imprevedibile, talvolta sopra le righe, di Nicola Randone, in bilico tra Gianni Leone, Aldo Tagliapietra, Franco Battiato e Piero Pelù a scortarci fino al trionfo della mini suite Strananoia, Amore Bianco e Morte di un Amore, in cui l’alchimia tra rock melodico, prog e cantautorato raggiunge il suo culmine. Consigliato.