Nicola Randone è un’artista siciliano che si è fatto un nome sulla scena progressive rock italiana grazie al suo talento particolare: se n’è accorto anche Beppe Crovella (Arti e Mestieri), che lo ha voluto nella famiglia di Electromantik Records, la sua casa discografica.
La nuova release di Randone è passata inosservata da tutte le webzine italiane specializzate, ma noi non potevamo esimerci dal riportarvi le nostre impressioni riguardo a questa interessante opera artistica.
Questo lungo album è però qualcosa di più che un semplice cd: l’edizione per collezionisti è composta infatti dal cd qui presentato e da un libro, scritto da Nicola Randone stesso. La musica avvolge perfettamente le tematiche libro, che, nei contenuti, si muove sulla linea di confine che corre tra il nostro mondo (e le sue delusioni) e il mondo dei sogni (e le sue illusioni).
La trama, come ogni trama, sgorga da uno struggimento dell’autore, da un evento drammatico (non tragico!) che ha sconvolto la sua vita. E Randone, in grande sincerità, nella nota che apre il libro, ci racconta che il libro parla di una storia d’amore conclusa, dello smarrimento e dal dolore che ne seguono. Ma questi sentimenti sono traslati, sfumati, forse metaforizzati: l’occasione nasce da un viaggio in Norvegia, la passione per la mitologia norrena fa il resto. La storia, così deformata, nei suoi tratti,smussata nelle sue implicazioni personali più angolose, permette all’autore di esorcizzare la sua sofferenza e, anzi, di darle un senso.
Se il libro si muove a cavallo tra mitologia e fantasia, proiettando l’opera nel contesto favolistico, la musica segue il sentiero in maniera fedele. E come, se non rievocando le belle atmosfere del progressive sinfonico italiano?
Nicola Randone compone un album che ci parla sottovoce, introspettivo, dalle tinte docili e dolci. E’ privilegiata certo la vena cantautoriale dell’artista di Ragusa, capace di alleggerire questi 80 minuti con la sua voce lineare, poetica, evidentemente influenzata dallo stile di Battiato, sia nei testi che nel timbro. Le tastiere, costantemente impegnate a seguire le semplice linee melodiche cantate da Nicola, non risultano mai invadenti né, di contro, si riducono ad essere accessori o, peggio, inutili.
La musica dei Randone è elegante come i paggetti che reggono il velo della sposa. Come non pensare alla Pfm, come non pensare agli Osanna o alla dolcezza de La Locanda delle Fate durante l’ascolto di questo bell’album?
Il tratto interessante, come detto, di quest’opera è, per concludere, l’approccio pop che caratterizza queste sedici composizioni: non ci sono anomalie pentagrammatiche, ma neanche miele o plastica confezionata. A tratti -sarò pazzo- Randone, vuoi per la sua semplicità, vuoi per il tono fiabesco e disincantato dei brani, mi è sembrato la versione progressive diTricarico. E sia, chiaro, questo per me è solo un complimento.
Bernardo Pacini